La clamidia è conosciuta anche come “epidemia silente” perchè il 75% delle donne e il 50% degli uomini che ne sono affetti non lamenta alcun sintomo. Molte persone, non sapendo di aver contratto la clamidia, continuano ad avere rapporti sessuali rischiando quindi di trasmettere l’infezione ai partner. Ne abbiamo parlato con Andrea Russo, urologo Direttore di CURA – Centro di Urologia Avanzata, con sede a Milano e Saronno.
La clamidia è la più diffusa malattia a trasmissione sessuale al mondo: circa 131 milioni di nuove diagnosi ogni anno, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Responsabile è il batterio Clamidia Trachomatis che colpisce prevalentemente le donne ma si trasmette anche agli uomini – dice il dottor Andrea Russo, urologo e direttore del Centro di Urologia Avanzata, con sede a Milano e Saronno -. Viene detta anche “epidemia silente” perchè molte persone non presentano sintomi oppure ne presentano di modesti, dall’irritazione vaginale al bruciore e irritazione durante la minzione nelle donne, alle perdite di pus dal pene, prurito, dolore e rigonfiamento dei testicoli (orchite) dovuti a infiammazione. Dal contagio ai sintomi possono trascorrere circa una o due settimane. In questo periodo, le persone che continuano ad avere rapporti sessuali possono trasmettere l’infezione ai partner sessuali. Se trascurata, la malattia può a infertilità nelle donne e sterilità negli uomini».
In gran parte dei casi la diagnosi di clamidia nell’uomo è semplice e di solito si esegue con un tampone uretrale o anale, oppure tramite un test colturale delle urine per individuare la presenza del batterio. Nelle donne può essere effettuato anche un tampone vaginale e cervicale. «Esistono casi – precisa il dottor Russo – in cui la diagnosi è più difficile e si deve procedere attraverso una laparoscopia. Si tratta di un esame diagnostico che si effettua introducendo uno strumento ottico, collegato a una telecamera, all’interno dell’addome. Questa tecnica permette di individuare eventuali aderenze degli organi pelvici e, nel caso delle donne, dell’alterazione delle tube e delle ovaie provocate da un’infiammazione acuta o cronica».
Se il batterio che provoca la clamidia risale l’apparato genitale attraverso l’uretra fino al testicolo, può causare sterilità nell’uomo. «La clamidia – spiega il dottor Russo – si cura con antibiotici, di solito eritromicina, tetraciclina o azitromicina, da assumere per via orale per circa due settimane. Se anche i partner sono stati infettati – conclude l’esperto – è importante che anche a loro venga somministrato lo stesso trattamento per evitare un nuovo contagio».
Come tutte le malattie a trasmissione sessuale, l’unico modo per prevenirla è utilizzare il preservativo ed evitare rapporti sessuali occasionali e a rischio. «Quando si ha il sospetto di aver avuto un rapporto a rischio – sottolinea il direttore del Centro di Urologia Avanzata, con sede a Milano e Saronno – o ci sono sintomi che potrebbero far sospettare un’infezione a trasmissione sessuale, è consigliabile parlarne con il proprio medico che prescriverà analisi del sangue per ricercare HIV, epatite C e sifilide, oltre al tampone uretrale per individuare la clamidia, l’ureoplasma e il papilloma virus».
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