Potrebbe sembrare un paradosso il fatto qualcosa di tanto eccitante possa dare problemi di erezione e calo del desiderio sessuale. Invece, secondo recenti studi, sono in aumento di casi di disfunzione erettile sotto i 40 anni. E tra le cause individuate, anche l’uso di pornografia sul web. Ne parla il dottor Andrea Russo, andrologo di CURA – Centro di Urologia e Andrologia di Milano e Saronno.
Disfunzione erettile ma anche calo del desiderio, eiaculazione ritardata e minore soddisfazione sessuale: fenomeni in crescita, negli ultimi anni, anche tra i più giovani.
La causa? Secondo recenti studi, che confermano le ipotesi avanzate già nel 2007, anche l’uso frequente di materiale pornografico su internet. Molte ricerche conducono tutte alle stesse conclusioni: disturbi sessuali da uso eccessivo di pornografia, si risolvono con un periodo sufficiente di “astinenza dal web”.
«La pornografia sul web sembra rappresentare per il cervello maschile una sorta di iper-stimolo in grado di influenzare e facilitare un comportamento sessuale compulsivo – spiega il dottor Andrea Russo, andrologo a Milano e Saronno -. Il web infatti mette a disposizione una serie illimitata di contenuti sessualmente espliciti, gratuiti e facilmente accessibili, offrendo anche la possibilità di aumentare l’eccitazione sessuale semplicemente con un clic, cambiando contenuto. Rispetto ad altri contenuti pornografici, gli stimoli visivi e sonori che derivano dai video sarebbero in grado di innescare una maggiore eccitazione. Il risultato? Nella vita sessuale reale con il partner, il sesso non risulta più all’altezza delle aspettative generate, e questo darebbe origine a diversi disturbi della sfera sessuale, tra cui la disfunzione erettile, minore soddisfazione durante i rapporti sessuali e calo del desiderio».
«I potenziali rischi legati all’abuso di pornografia online sono oggi quasi completamente ignorati dalla maggior parte delle persone – avverte l’esperto -. Questo rende ancora più difficile diagnosticare il problema, spesso legato a una dipendenza. Non solo, anche a livello clinico, manca di fatto un’opportuna valutazione: basti pensare che mentre la dipendenza da gioco su internet rientra nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), quella da pornografia non è ancora contemplata».
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